Considerare Gioacchino Rossini (1792-1868) solo un compositore di opere buffe, significa limitarsi alla conoscenza di una sola parte della sua produzione musicale e di ascoltarlo in una sola chiave.
In quest’ opera Rossini seppe far prevalere accanto ai complessi schemi armonici, l’estrema cantabilità che diviene senza dubbio l’aspetto più evidente della composizione.
La versione che solitamente ascoltiamo, è una riduzione fatta dal musicista molfettese Francesco Peruzzi nel 1927.
La marcia, che porta il numero 1 nei libretti dell’ Arciconfraternita della Morte, è da distinguere dall’altra riduzione operata dallo stesso Maestro che porta esplicitamente il numero 2.
Quest’ultimo brano è stato eseguito solo negli anni ’30 e poi accantonato.
E’ stato ristrumentato per organico moderno dal prof. Mauro Spagnoletti nel 1999 per eseguirlo in un concerto quaresimale tenutosi nel Duomo.
Pertanto, lo Stabat Mater attualmente eseguito alle ritirate dell’ Addolorata e della Pietà è il numero 1 (e non il numero 2, come erroneamente è stato scritto)..
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- Il testo è a cura del prof. Cosmo Tridente.
a cura di Pasquale Magarelli